06 ottobre 2011

PARLA JIMMY WALES (WIKIPEDIA)

Jimmy Wales, co-fondadore di Wikipedia, si defnisce sconvolto per la legge bavaglio. Egli stesso infatti ammette di vedere per la prima volta al mondo una legge del genere.

Intervista di Chris Potter - International Journalism Festival (Traduzione di Roberta Aiello)


È la prima volta che Wikipedia ha intrapreso una operazione del genere. Perché in Italia adesso?
La decisione è stata presa dalla comunità italiana, in parte perché pensava non vi fosse la possibilità di una protesta efficace nei media mainstream italiani senza un'azione coraggiosa.

Perché su Twitter ha definito questo progetto di legge idiota?
Perché lo è! L'Italia ha già leggi assolutamente efficaci contro la diffamazione, e questa proposta di legge va oltre in modo drammatico. Non ho mai sentito di una legge simile in nessun'altra parte del mondo.

La legge proposta prevede che per qualsiasi sito web, inclusi blog personali, giornali, Wikipedia, sia obbligatorio pubblicare una cosiddetta "rettifica", da parte di chiunque sostenga che sia stato scritto qualcosa di sbagliato sulla propria persona. Non vi è alcun obbligo di controllo giuridico, nessuna possibilità di dire "no", e le multe per inosservanza sono sostanziali.

Questo significherebbe per Wikipedia che siamo obbligati a pubblicare qualsiasi cosa scritta da qualsiasi persona, a prescindere dalla presenza o meno di fonti, a prescindere dalla correttezza o meno della "rettifica".

Il governo italiano ha annunciato che verrà modificata la proposta di legge applicandola solo alle testate registrate. I blog e le voci di Wikipedia saranno escluse. Questo è visto da molti come una vittoria della campagna di Wikipedia.
Penso che sia una vittoria di Wikipedia, ma rimane un duro colpo per la libertà di stampa in Italia. La legge è ingiusta se applicata ai wikipediani o ai giornali tradizionali. Si pensa, e giustamente a mio avviso, che si tratta di una mossa di Berlusconi per costringere i pochi media che lui non possiede o controlla a piegarsi ai suoi desideri, pubblicando la sua versione dei fatti come "rettifica", anche se i media sanno che quella rettifica è falsa.

Questa è stata una battaglia per la libertà di espressione, che non riguarda solo l'Italia. È d'accordo?
Sì. La comunità italiana ha difeso la libertà di espressione, diritto fondamentale dell'umanità, ma è una questione che riguarda tutti. Tutti i governi sono avvertiti: noi, cittadini del mondo, siamo qui e non potete farci tacere mai più.

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